La promessa era: da Taranto a Santiago, come gli antichi
pellegrini, col motorino (50 cc), la tenda e il sacco a pelo. Ci sono
arrivato, ma non me lo sono goduto. Primo, perchè sono partito col parere
contrario di mia moglie. Secondo, perchè sentendomi in colpa con lei mi sono
sempre sentito anche a corto di tempo e di soldi. L'ITALIA
Il mezzo di trasporto è stato preparato col montaggio di
un largo e solido portapacchi coi ganci giusti, la cucitura di una tela
impermeabile per riparare le masserizie, il montaggio di una presa per
l'accendino da usare per la carica del telefonino e delle batterie della
macchina fotografica. Dato il volume a disposizione, come scorta mi sono
portato: una tanichetta da un litro di benzina, una candela, cacciaviti e
chiavi più in uso, una cinghia di trasmissione. Per l'equipaggiamento:
key-way, pantaloni impermeabili, vestiti estivi ma con due maglioni, ciabatte
e mocassini. Per eccesso di peso e di volume non ho portato le scarpe da
trecking in gore-tex (che male ci sarà a bagnarsi i piedi quando piove?) ma
le ho rimpiante. Infine, per evitare danni permanenti alle giunture e alle
ossa (all'epoca avevo 62 anni), mi sono munito di un busto che ha compiuto il
suo dovere in maniera eccellente.
Ho fatto il tratto adriatico in fretta e furia perchè
volevo arrivare a Saludecio, dai miei, in due tappe, per perfezionare le
attrezzature nell'officina di mio padre. Inconveniente imprevisto: dopo
quattro ore di esposizione al sole il dorso delle mani ha cominciato a
scottarsi. Mi sono cucito due guanti (con un buco per il pollice) con la
stoffa portata per pulire le mani in caso di lavori meccanici. Vai a trovare
dei guanti in piena estate!
Volevo attraversare Romagna, Toscana e Liguria in due
giorni. Ce ne ho messi tre. Da Arezzo a Firenze nessuna delle città nominate
nelle indicazioni si trovava anche sulla mia carta. Quando si trovavano in
entrambe, mi portavano ad una strada dove i ciclomotori non potevano entrare.
Dopo diverse ore ho visto ad un bivio 7 AREZZO
andando a sinistra e AREZZO 7 andando a
destra. Ho deciso allora che avrei seguito la bussola pardon, le parabole,
andando verso ovest (dove guarda la parabola, a destra). Al tramonto sono
giunto a Firenze. Il giorno dopo, uscito da Firenze, stesso problema: dopo
essere passato diverse volte per Signa e Lastra a Signa, ho seguito lo stesso
criterio ed a Lucca le indicazioni hanno ricominciato ad avere un senso. In Liguria ho capito perchè gli antichi pellegrini
preferivano valicare il Monginevro e discendere la valle del Rodano: la
Liguria è fatta di 250 chilometri di montagna, divertenti col motorino, ma
impossibili a piedi. Inoltre, orrore! la gloriosa Via Aurelia, onusta di gloria
romana, è stata degradata a strada provinciale. |
LA FRANCIA
Entrando in Francia, è un altro mondo. Primo, stanno molto più larghi: fra
una città e l'altra ci sono chilometri e chilometri, come pure sono
distantissimi i distributori di benzina. I cento chilometri di autonomia del
motorino e il litro extra di scorta mi sono sembrati molto inadeguati e fonte
di molte preoccupazioni, con i distributori che non si vedevano mai. Secondo, orgoglioso del vino che faccio
io e delle cozze tarantine, sono stato smentito da questo allevamento di
frutti di mare (oppure ostriche?), dalle vigne della Provenza e dal vino
francese, non il Dom Perignon del '57, ma quello comune servito nel boccale.
Terzo, passato il primo momento di
sbandamento per via dei colori, le indicazioni stradali hanno rivelato una
logica orientata al forestiero invece che all'automobilista locale.
Ammaestrato dall'esperienza toscana, mi sono precipitato a comprare carte
geografiche dettagliate (trovate nella prima cartoleria) ma non ce n'è stato
bisogno. E' vero che in molte rotonde ho fatto due o tre giri, ma solo perchè
non ricordavo esattamente tutte le possibilità. Quarto, il simbolo che vieta il
transito nelle superstrade ai ciclomotori, ha i pedali. Io, che non li avevo,
tecnicamente ero una moto e ho usato le superstrade. Ma, da loro, fra la riga
bianca di destra e la fine dell'asfalto c'è un metro abbondante, così essere
sorpassati da un camion e rimorchio non è una tragedia.
Sin dalla partenza mi sono sentito un po' come i Blues Brothers:
in missione per conto di Dio. Appena arrivato a Lourdes, un sabato sera, sono
andato dal camping al paese in ricognizione. Al rientro, verso mezzanotte, il
motorino non è partito non ostante il cambio della candela, unica operazione
possibile alla luce dei lampioni. L'ho lasciato dov'era, facendomi a piedi i
tre chilometri per il camping. La mattina seguente, domenica, alzatomi di buon'ora, ho
fatto una ricerca guasti più accurata alla luce del giorno. Ho smontato lo
smontabile (parecchio) ma non ho trovato niente di anomalo. Ho rimontato
tutto, niente da fare. Provato e riprovato, niente da fare. Così ho
cominciato a pensare a cosa avrei fatto lunedì (la Piaggio, per l'assistenza
in Francia, mi aveva dato un numero di Parigi). Ho fatto le mie devozioni
(Messa alla grotta, cero, bottigliette d'acqua, niente piscina perchè non
sapevo che c'era) ed il turista a piedi. A notte, prima del rientro, mi viene
in mente di provare una messa in moto. E'
partito. Lunedì, caricati i bagagli, ho cercato di procurarmi una
candela nuova, sicuramente funzionante. A Lourdes c'era un negozio di ricambi
auto con un ottimo aspetto. Ho chiesto. Dopo un po' è riapparso l'addetto
costernato: "Ma questa è una candela di moto!" "Dove posso trovare una candela di moto?" "Dal marsciànd motò" "Dov'è il marsciànd motò?" "A Tarbes" (neanche
a Lourdes) Io venivo da Tarbes, così ho provato a Pau, e non l'ho
trovato (il marchand moto). Ho trovato la candela in Spagna, in mezzo alla
campagna, in una officina per la riparazione di macchine agricole. Questo per
dire quanto sono diffusi i ciclomotori da quelle parti. Meno male che la Madonna di Lourdes ci aveva messo una
mano. LA SPAGNA
Si entra in Spagna da Roncisvalle, di lontana scolastica
memoria, un paesino pochi chilometri dopo il passo di Ibaneta, dove hanno
fatto un monumento a Orlando. Anche in Spagna stanno larghissimi, e ancora più radi sono
i distributori. La prima frase che ho imparato è stata:"Donde està el
gasolinero?" L'accoglienza è ottima, i prezzi molto bassi.
Mi è costata di più una notte in tenda monoposto a San
Remo di una notte in albergo a Santiago con bagno e televisione in camera. La segnaletica per i pellegrini a piedi è minuziosa,
quella per i pellegrini in moto molto meno. In compenso sui cartelli
indicatori c'è il numero della carrettera così si sa sempre dove si è.
La Spagna è un repubblica federale e ogni regione usa la propria lingua. Nei
paesi baschi sembra di essere in Turchia. Ma che ci sarà scritto nel cartello
? Per Santiago questo è un evento rarissimo (ogni 700 anni)
e la Spagna si è preparata molto bene. Questa è un'area di sosta per
pellegrini, con panche e struttura in pietra per il barbecue.
Questo è Puente la Reina. Una regina non meglio identificata
lo fece costruire per agevolare il cammino dei pellegrini. Adesso i
pellegrini a piedi ci passano sopra. Quelli motorizzati passano su quello a
fianco e lo possono fotografare. Intanto il sole aveva prodotto uno strano effetto: andando
sempre verso ovest prendevo il sole solo sul mio lato sinistro. Faccia, gambe
e braccia avevano il lato sinistro abbronzato e il lato destro chiaro, con
una netta linea di demarcazione.
A Lourdes, di notte, piovve. I vestiti appesi si sono bagnati e sono rimasti bagnati fino a Sahagun, dove il giovane addetto al camping ha avuto pietà dei miei capelli bianchi dandomi una tenda tutta per me, dove potevo stare in piedi e anche stendere maglie e mutande ancora bagnate. Non mi hanno fatto entrare col motorino, ma si sono offerti di portare loro il mio bagaglio. Credevo che fosse la Sagunto romana, ma al ritorno ho appurato che quella stava sulla costa del Mediterraneo |
SANTIAGO
Fra Sahagun e Santiago avrei voluto fare una tappa
intermedia, ma non ho trovato nessun campeggio e ci sono arrivato a tarda
sera dopo una infinità di chilometri. La prima sorpresa sono stati i pellegrini, che arrivavano non
solo dal cammino francese (il mio), ma anche dal cammino dell'Ebro, da quello
di Madrid, e da tutte le strade di Spagna. C'è come una raggiera che da
Santiago raggiunge tutte le città della Spagna. La seconda sorpresa è stato un manifesto: il comune di Santiago metteva all'asta lotti di terreno edificabile urbanizzato. Ma perchè il Parlamento non obbliga i comuni italiani a fare lo stesso?
Ce l'avevo fatta. Il giorno dopo sono andato a fare le mie devozioni, cioè
l'abbraccio all'apostolo. Si entra da una porta speciale, si passa davanti alla
tomba, si sale da una scala dietro l'altare maggiore e si abbraccia, da
dietro, San Giacomo. La folla era tanta che, pur essendo dentro la chiesa,
sono riuscito a vedere la Messa solo in televisione, su uno degli apparecchi
TV messi in tutti gli angoli della cattedrale. Un gigantesco incensiere, il botafumeiro,
viene fatto oscillare per tutta la chiesa per il cattivo odore dei
pellegrini. Infatti mi bruciavano gli occhi.
Facendo la fila c'è anche modo di passare il tempo. Quelli
qui a fianco ballano senza musica, col ritmo segnato solo dal battito delle mani,
che tutti sanno fare molto bene. Una volta dato il via, il cerchio dei
danzatori si allarga coinvolgendo sempre più gente (ho visto anche un
tentativo di mettere in mezzo un vescovo con tanto di abito talare). Quando
poi il ritmo si affloscia, le proteste del pubblico spingono i ballerini a
ricominciare.
Dopo le devozioni gli antichi pellegrini facevano altri
cento chilometri e andavano a Capo Finis Terrae. Per loro la terra finiva lì.
Sulle rive dell'Atlantico, raccoglievano una conchiglia e se la portavano per
ricordo. Fino a Lourdes mi sentivo in missione per conto di Dio,
dopo Lourdes ancora di più, ma una volta arrivato a Santiago mi sono sentito completamente
in balia degli organi meccanici del motorino. Non sono andato sull'Atlantico,
convinto che sarei rimasto appiedato. Nel frattempo mi sono goduto qualche
spettacolo interessante.
E ho girato per Santiago alla ricerca di qualche scorcio. Imbarco sul traghetto a Barcellona neanche pensarci: tutta
la Spagna da attraversare. Spedire il 50, ancora peggio: ferrovie e spedizionieri lo
volevano imballato a regola d'arte in una cassa di legno. Mentre la signora della prenotazione posti in aereo
ripeteva sconsolata: "No ai plaza", il motorino giaceva nel posto
più frequentato del camping, i bagni, con un cartello "for sale".
Non lo ha voluto nessuno. In tutta la Francia e la Spagna i motorini erano
mosche bianche, non se ne vedeva mai uno. Così quando la signora riuscì a trovarmi un posto per
Roma, lasciai il camping, andai col motorino al Cottolengo (a Santiago ce n'è
uno, e anche fuori mano) mi tenni una borsa con i vestiti che ci stavano, e
lasciai alla suora tutto il resto. Mentre arrancavo sotto il sole verso
l'autobus e mentre mi trascinavo per il check-in, l'imbarco, la stazione, il
treno, mi sono convinto che il pellegrinaggio non finisce mai. Abbiamo sempre un meta da raggiungere. |