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SULLE ORME
DEL BEATO AMATO RONCONI

in pellegrinaggio a Santiago di Compostella
col motorino, la tenda e il sacco a pelo

l'Europa coast to coast

 

Sarria - Santiago (95.000 ab. - 23 luglio 2012)

Questa parte del cammino prevede Portomarin, Palas del rey, Melide, Arzua, Lavacolla (a fianco all'aeroporto) ed infine l'arrivo a Santiago.
Fino a Portomarin tutto normale, ma dopo, o per insipienza mia o per quella del navigatore, devo aver deviato presto dalla retta via perchè mi sono trovato a Lalin, dove dovevo passare al ritorno. Qui avevo visto una cosa da fotografare, e stavo tornando indietro per trovare una buona inquadratura.
"Non fa niente, mi dissi, al ritorno mi fermo". Ma il destino aveva deciso diversamente.
Comunque sono arrivato a Santiago non per la strada canonica, ma per quella che, come poi ho saputo, è la variante invernale che aggira i quattro passi a 1300 metri del tratto precedente.

 

 

 

 

Siamo all'ingresso di Portomarin.
Vedete la scala in fondo al ponte?

 

Eccola di profilo con un pellegrino

 

Il sentiero sulla destra è quello percorso dai pellegrini, la strada a sinistra quella da cui venivo io quando mi è apparsa questa costruzione: sopraelevata, coi buchi per la ventilazione, con simboli sacri.
Mi ha subito incuriosito e per parecchio tempo sono andato avanti speculando su cosa poteva essere. Proseguendo ogni tanto se ne trovava una delle stesse caratteristiche, sempre vicino a una casa, sempre molto simili. Anche le fermate dell'autobus ai bordi della strada avevano una tettoia che le ricordava. Doveva essere una costruzione per uno scopo importante, ma ero arrivato solo all'ipotesi della piccionaia, che non mi soddisfaceva.
Finalmente trovo da una parte della strada la costruzione, dall'altra parte due persone. Mi fermo e nel mio italo-ispanico chiedo a che cosa serva. Para guardar el maìs fu la risposta. Per conservare il mais.

Arrivo a Santiago nel primo pomeriggio, che per loro è ora di pranzo, per cui prima mi rifocillo poi cerco un posto dove dormire.
Ormai ho imparato che per trovare una stanza si va alla Officina do turismo, (siamo in Galizia, si parla Gallego) sempre ben segnalata, in macchina e a piedi, da qualunque parte si arrivi in città.
La ragazza al banco mi chiede quanto voglio spendere e mi scappa detto: venti euro. Lei alza il telefono, parla con uno, sì la stanza c'è, prenotiamo, una sola notte, Por el señor Maioli, una habitation, una noche. Muy bien.
Anche questa è fatta, dedichiamoci al resto: l'abbraccio al Santo, la spiga della signora del camping di Alessandria e una visita alla città.

Sopra l'altare maggiore della cattedrale c'è una statua di San Giacomo a mezzo busto (piuttosto brutta) un po' più della grandezza naturale. Dietro l'altare una scala sale, porta fino alla statua del santo, poi discende. E' tradizione che chi va a Santiago va alla scala, la sale, abbraccia il santo da dietro e ridiscende dall'altra parte.

 

 

 

 

La fila per l'abbraccio al santo nel 2004

 

La stessa fila nel 2012

 

 

Qualche veduta di Santiago giusto per dimostrare che ci sono stato.

 

 

 

 

Nel complesso mi sembra abbastanza squallido. Meglio tornare all'indice e vedere le foto prese nel 2004.

Santiago - Fisterra (5000 ab. - 24 luglio 2012)

Alla ragazza dell'Officina del turismo avevo chiesto una stanza da venti euro. Me ne aveva trovata una da diciotto che, essendo destinata ad uno che stava una sola notte, era il peggio, del peggio, del peggio: al secondo piano, senza ascensore, con bagno in comune al primo piano. L'unica cosa buona era una serie di carte geografiche della Galizia abbastanza dettagliate.

Salendo e scendendo le scale le avevo studiate ed integrando le notizie avute dall'Officina do Camiño arrivai a capire che si doveva passare per Negreira e Olveiroa, non per Dumbria.
Siccome le indicazioni in uscita dalla città non erano illuminanti ho lasciato le redini al navigatore, che mi ha portato per una strada tutta sua.

Ogni tanto, però, tornava sulla retta via: questi sono pellegrini tedeschi provenienti da Stoccarda.
E siccome ero partito per andare sull'Atlantico, a Capo Finis terrae, per vedere un tramonto sull'oceano e magari farci un bagno, ad ogni collina che passavo mi aspettavo di vedere in lontananza l'azzurro dell'oceano.

Ma non arrivava mai: la collina appena passata era sempre la penultima, c'era sempre qualcosa che lo nascondeva, fino a quando, finalmente, eccolo là, una sottile lingua al di là di uno di quei cimiteri così carini.

Che porti male?

Purtoppo sì.

Per quattro anni avevo sognato questo momento, in cui avrei guardato l'orizzonte infinito ad occidente, magari al tramonto e, immedesimandomi negli antichi pellegrini, avrei pensato che oltre quel mare non c'era nulla.

Invece eccomi lì, col faro avvolto nella nebbia e dell'oceano neanche l'ombra.
Ci sono rimasto proprio male.

Anche il Beato Amato avrà trovato la nebbia, ma mentre io ci ho visto solo un'occasione mancata, lui ci vedeva la mano di Dio misericordioso che ci protegge dai pericoli dell'ignoto.

Ma c'ero arrivato.
Alla faccia del motorino con la sua minaccia di panne ("Cambialo" aveva detto un meccanico di Saludecio), del portapacchi che si doveva rompere ad ogni passaggio pedonale sopraelevato, dei guai passati e dei guai futuri, ero lì, a 9 gradi e 16 primi di longitudine ovest.
A Capo Finis terrae.

Ed ora qualche foto.

 

 

 

 

Il cippo terminale del cammino di Santiago.
La targhetta con la distanza porta 0,000.

 

Due pellegrine dal sol levante

 

 

 

 

 

L'Atlantico nella nebbia uno

 

L'Atlantico nella nebbia due

 

 

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