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SULLE ORME
DEL BEATO AMATO RONCONI

in pellegrinaggio a Santiago di Compostella
col motorino, la tenda e il sacco a pelo
l'Europa coast to coast

La preparazione

Per quattro anni ho messo da parte soldi e fatto ricerche via internet sul Cammino vero e proprio, sulla cartografia italiana, francese e spagnola, sulla disponibilità di camping lungo il percorso, sui ciclomotori disponibili sul mercato e sulle loro caratteristiche. Per la cartografia speravo di trovare un CD come il De Agostini per l'Italia, ma non ne ho trovati. Così ho ripiegato sulla cartografia di Google, di Michelin, del Geoportail francese (eccolo qui) e dell'IDEE spagnolo (eccolo qui), finendo per preferire Michelin.
Catturando l'immagine del monitor, ritagliando, copiando e incollando ho ottenuto una serie di carte come questa:

che coprivano tutto il percorso. Comunque ho deciso di acquistare anche un navigatore e di adattarlo al motorino. Questo doveva

  • essere un 50 cc,
  • avere il parabrezza perchè sono vecchio,
  • avere un profilo anteriore idoneo all'applicazione di un portapacchi,
  • avere la possibilità di applicare un robusto portapacchi posteriore,
  • essere possibilmente a quattro tempi.

In Francia l'olio per miscela sembra un materiale per pochi eletti, e l'idea di usare l'olio normale come si faceva negli anni sessanta, con tanto di scia di fumo blu puzzolente, non mi piaceva proprio.

Alla scadenza del termine ultimo per l'acquisto (autunno 2010) si è presentato sul mercato dell'usato questo esemplare, uno Scarabeo 50 quattro tempi, di età indefinibile e 14000 kilometri sulle spalle.
E' stato acquistato, (con colpo al cuore alla stipula dell'assicurazione) e la primavera e l'estate del 2011 sono state dedicate alla sua preparazione applicandogli l'accendisigari per alimentare il navigatore e il caricatore del telefonino, il supporto per il navigatore, un portapacchi davanti, un portapacchi dietro e due borse laterali.

Il resto dell'equipaggiamento prevedeva:

  • La tenda, non più di tre chili di peso, due posti perchè mi piace stare largo, custodia non più lunga di 50 centimetri per limiti di larghezza del portapacchi di dietro. Quindi forzatamente una Bertoni Raid 2 da acquistare via internet (queste tende nei negozi non le vendono più);
  • Una borsa da viaggio (50 x 25 x 35) coi vestiti;
  • Il sacco a pelo, reduce da antiche battaglie;
  • Due coperte, tutto questo sul portapacchi posteriore;
  • Il materassino gonfiabile, un vecchissimo esemplare pesantissimo ma molto sicuro risalente a quando le mie figlie erano bambine (portapacchi davanti);
  • Key way, pantaloni di plastica, cappello impermeabile, due buste di plastica in tinta da fissare col velcro sopra le scarpe per i giorni della pioggia, in una delle borse laterali;
  • Tanichetta di benzina, bomboletta per gonfiare le ruote, cavalletto per la macchina fotografica, filo di ferro sottile, nell'altra borsa laterale;
  • Colla Artiglio, nastro adesivo extraforte, pinze, picchetti di riserva per la tenda, minuteria varia di scorta man mano che mi veniva in mente, stracci vari, numerosi elastici di varia misura per legare i bagagli caso mai si fosse rotto o danneggiato il portapacchi dietro, tutto nel portapacchi davanti;
  • Come pronto soccorso ho portato una crema contro le scottature solari e una contro i crampi notturni.

Per una ragione o per l'altra, ho avuto modo di adoperare tutto il materiale di scorta che ho portato, tranne gli elastici e poche minuterie.

 

Le prime prove

Dovendo andare in posti dove i distributori sono radi, occorre poter sapere quanta benzina c'è nel serbatoio, quindi mi sono costruito questa asta metrica con relativa tabella di conversione e soprattutto in considerazione della mendacità dell'indicartore del carburante,.

 

Ne è risultato che quando l'indicatore segnava lo zero assoluto c'erano ancora due litri abbondanti di benzina.

Nel frattempo, mentre preparavo gli altri accessori, i risultati delle prove su strada erano sconfortanti.
Diverse volte si è fermato per poi ripartire dopo un'attesa di un quarto d'ora, fino al giorno in cui si è fermato e non è ripartito più.
Recuperato col carro attrezzi e portato da un meccanico consigliato dall'autista (era sabato e il concessionario Piaggio non rispondeva al telefono) fu riparato a caro prezzo ma l'incoveniente si ripresentò.
Prima che si fermasse definitivamnete l'ho portato all'officina Aprilia di Martina Franca, il cui titolare passa per un meccanico esperto delle nuove tecnologie. Trova due raccordi del carburatore rotti ed il difetto, finalmente, non si ripresenta più, ma la fiducia nel mezzo di trasporto è definitivamente compromessa.
Questa esperienza mi ha spinto prima alla ricerca dei meccanici di moto in Italia e all'estero, a riportarli sul programma di viaggio (cliccare qui per vederlo) dove accanto a ogni città ci sono o le coordinate GPS o il meccanico col numero di telefono, in modo da averli pronti in caso di necessità ed infine all'iscrizione all'ACI, che si rivelerà un saggio investimento.

 

L'accendisigari

Montare l'accendisigari è stato facile, una volta trovato il modo di smontare le parti di plastica della carrozzeria senza romperle. Eccolo qui a fianco.

 

La vetroresina

Le istruzioni dicono: si prepara lo stampo, si ritaglia il tessuto di lana di vetro secondo le forme necessarie, si versa nell'apposita ciotola la resina, si aggiunge l'induritore, si mescola.
Si deposita sullo stampo una pennellata di resina, si applica la lana di vetro, si impregna la lana di vetro con altra resina e se ne fanno due o tre strati. Il problema è che anche a Martina Franca, dove è più fresco che a Taranto, nelle normali ore del giorno la temperatura è così alta che la resina si indurisce mentre ancora si mescola l'induritore.
Poichè il lavoro si fa all'aperto per non riempire la casa di lana di vetro, la soluzione consiste nel fare il lavoro subito dopo il sorgere del sole, nell'ora più fredda della giornata, con ovvie maledizioni della famiglia quando suona la sveglia.

 

Il supporto del navigatore

Per fare un bel portaoggetti dove mettere il navigatore, e magari anche il telefonino in carica, si parte dalla forma (quella a sinistra) fatta di legno, un legno molto leggero che si lavora molto facilmente, cioè il balsa, venduto nei negozi di modellismo.
Dalla forma si passa alla controforma (al centro) colandogli intorno il gesso, e dalla controforma a forza di strati di resina e lana di vetro (all'alba) si ottiene il portaoggetti (a destra).
Peccato che, comprato il navigatore, si scopre che è troppo piccolo e lo si debba buttare.

 

Il supporto del navigatore 2

Buttato alle ortiche il portaoggetti, le meningi hanno partorito abbastanza facilmente il supporto che si vede qui a fianco. Tanto facilmente che mi è sono subito chiesto se per caso quell'idea non mi poteva venire prima e se la demenza senile non si stia mangiando anche le mie facoltà inventive dopo essersi fagocitata la mia memoria a breve termine.
Altro non è che un blocco di gommapiuma, sagomata col coltello, formata da diversi strati incollati fra loro.
Il navigatore è attaccato alla gommapiuma con abbondante velcro e la gomma piuma attaccata al cruscotto e al parabrezza con altrettanto abbondante velcro.
Si comprime con le mani il supporto, lo si fa aderire al cruscotto, lo si lascia libero e quello si incastra al parabrezza. Molto solido, elastico, ed abbastanza antivibrante (non abbastanza in caso di pavè molto sconnesso, come quello di Napoli e città costiere limitrofe.
L'operazione inversa, quando si parcheggia il motorino vicino a qualche negozio, consiste nell'infilare la mano tra parabrezza e supporto, staccare il velcro del parabrezza e subito dopo quello del cruscotto con bel rumore di strapp fra la meraviglia dei presenti.

 

Il portapacchi anteriore

A parte il fatto che mi è venuto bene e che mi è piaciuto, ha riscosso l'approvazione solo del ragazzo di Civitavecchia che mi ha cambiato la camera d'aria di dietro: "Bello! Lo ha fatto in vetroresina?"

Si comincia col preparare, ovviamente al sorgere del sole, una base che si adatti perfettamente alla superficie anteriore ...

E siccome è curva ed inclinata si aggiunge una struttura piana da cui spuntano delle viti ...

a cui si possa collegare questa cassetta per attrezzi appositamente acquistata per la bisogna.

Si avvita la cassetta alla struttura, si applicano gli anelli per la catena e per non rovinare la carrozzeria si ricopre l'interno di gommapiuma.

 

Il portapacchi posteriore

Quando ero ragazzo, ed andavo in giro col Garelli 50 (sempre con la tenda e il sacco a pelo), avevo un portapacchi di dietro ricavato dal supporto dell'apparato radio di un velivolo della seconda guerra mondiale, in duralluminio, leggerissimo e robustissimo. Purtroppo esso è rimasto in dono alle suore del Cottolengo di Santiago assieme al Free, nel 2004.
Quando mi sono messo a costruire il suo sostituto, naturalmente di legno, mi sono accorto con raccapriccio che pesava maledettamente (oltre due chili) e che una volta fissasto al motorino la rigidezza non era granchè.

Ho costruito una base larga, con i ganci per legare il carico e gli occhielli per appendere le borse laterali ...

ed una struttura di collegamento alla carrozzeria in cui ho fatto il possibile per alleggerirla.

I due pezzi possono essere collegati così col baricentro avanti, poche sollecitazioni, ma con la rottura di non poter fare benzina a portapacchi montato,

oppure così col baricentro indietro, con la benzina facile, ma con maggiori sollecitazioni.

Le borse laterali

Sono fatte di tela jeans, cucite da me, con abbondante velcro per chiuderle.
Il gancio per appenderle all'occhiello del portapacchi è fissato con un rinforzo ricavato da una vecchia pentola. Erano almeno venti anni che conservavo certi ribattini d'alluminio. E' stata la volta buona per usarli.

 

E per finire

Una copertura di tela impermeabile beige, cucita personalmente, per proteggere le masserizie del portapacchi posteriore dagli sguardi dei curiosi, dalla pioggia e dal sole.

Ed ecco qui sotto il motorino in ordine di marcia.

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